Fu costruita inglobando parte delle case, torri e strade di un intero quartiere – ancora oggi percorribile all’interno – e in parte abbattendo le case dei Baglioni, del borgo di Santa Giuliana, della chiesa di Santa Maria dei Servi e di molti altri edifici medievali presenti nel sito.
Sul frontone della Rocca, l’architetto Sangallo ricompose la parte superiore della monumentale porta etrusca: porta Marzia, del III sec. a.C.
La Rocca, elevata su cinque livelli, era composta da un corpo principale e da un avamposto, collegati da un corridoio. Il primo fu realizzato sul colle Landone, il secondo – chiamato tenaglia – fungeva da presidio avanzato. Nel 1848, venne in parte demolita in quanto emblema del dominio pontificio e dopo il restauro del 1860, voluto da papa Pio IX, venne definitivamente demolita la parte che occupava l’attuale Piazza Italia.
Dell’antico assetto rimangono solo i sotterranei del palazzo papale, luogo di straordinaria suggestione, ancora in parte non tornato alla luce.
Oggi è un centro espositivo attraversato dalle scale mobili.
Lungo il percorso ha trovato collocazione una delle opere più imponenti di Alberto Burri, “il Grande Nero”, una macchina cinetica scultorea donata dall’artista ed esposta permanentemente dal 1984.
Sotto, il video “Rocca Paolina – La forma della memoria, la città ritrovata” realizzato da Paolo Camerieri e Francesco Miniati, con la collaborazione di Fabio Palombaro. Traduzione dei testi in inglese di William Erik Faber, Codirettore Accademia Britannica di Perugia. Voce di Enrico Sciamanna. Registrazione audio di Giancarlo Palombini.