L'attivazione e la gestione dell’emergenza differiscono in base alla tipologia degli eventi; questi ultimi si distinguono in:
- non prevedibili (terremoti o incidenti industriali);
- prevedibili (rischi meteo-idrogeologici, quali alluvioni e frane).
I primi non manifestando segni precursori impediscono l'attivazione preventiva della struttura di protezione civile, permettendo solo una verifica e ricognizione post-evento, al fine di garantire una tempestiva risposta all'emergenza, attuando misure di sicurezza per la popolazione e il territorio.
I secondi, presentando segni precursori, permettono un'attivazione graduale ed esponenziale della risposta, secondo i seguenti livelli:
NORMALITÁ
condizione per la quale non sono previsti fenomeni rilevanti (evento non atteso);
ATTENZIONE
scatta quando particolari condizioni atmosferiche inducono a ipotizzare che l'evento potrebbe accadere (evento atteso). Viene valutata la possibile escalation della calamità, studiando i precedenti storici e monitorando in tempo reale la situazione;
PREALLARME
qualora sia apprezzabile un incremento dell'intensità degli eventi atmosferici, portando a un livello di criticità maggiore la situazione monitorata precedentemente, vengono accostate alle indagini strumentali attività di sorveglianza intensiva sul territorio (evento imminente);
ALLARME
viene decretato quando i limiti di sicurezza imposti dalle fasi precedenti vengono superati, passando così da fase di monitoraggio a fase operativa (evento in atto).
Nonostante i controlli e le verifiche sul territorio è possibile che si manifestino eventi calamitosi che superino direttamente le fasi di attenzione e preallarme.
In entrambi i casi la fase di allarme serve al contenimento e alla messa in sicurezza temporanea e immediata della popolazione e del territorio.